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L’adattamento ai cambiamenti climatici del Comune di Rostock

news_18.06.2014Intervista a Holger Matthäus*, Senatore Edilizia e Ambiente, Città Anseatica di Rostock.
a cura di Karl-Ludwig Schibel

Parla il Senatore all’edilizia e all’ambiente della Città Anseatica di Rostock sul Mar Baltico. Matthäus è stato relatore alla Convention “Il Patto dei Sindaci 2.0 per una smart city” che si è tenuta il 12 settembre 2014 a Napoli. La conferenza ha presentato la politica locale energetica e del clima del Patto dei Sindaci e di Mayors Adapt come variabile guida di uno sviluppo smart della città e del territorio. L’appuntamento ha fatto seguito alla Bologna convention, tenutasi a novembre del 2013, e ha esteso il dialogo tra i firmatari, i coordinatori e i sostenitori del Patto su come implementare le azioni dei Piani d’Azione Energia Sostenibile per la mitigazione delle emissioni di gas serra con le misure di adattamento ai cambiamenti climatici.

“Siamo di fronte ad eventi meteorologici estremi che in futuro saranno più frequenti e che si rafforzeranno ulteriormente, ma stiamo parlando di dinamiche che lasciano il tempo per adattarsi”

Quali erano le ragioni per la città anseatica di Rostock di elaborare un proprio concetto quadro per l’adattamento ai cambiamenti climatici?
Il dibattito tra gli esperti risale a qualche tempo fa, la decisione politica è stata presa nell’anno 2011. È stato un anno fino a quel punto unico per eventi meteorologici estremi. Avevamo avuto un inverno estremo di due mesi con sessanta centimetri di neve, il che non è mai stato misurato precedentemente. Poi una primavera secca con un’incidente grave sull’autostrada Rostock – Berlino a causa di una tempesta di sabbia, furono coinvolti più di 100 veicoli, molti distrutti dal fuoco, otto morti. È seguita un’estate estremamente umida con forti precipitazioni che, in un certo momento, hanno portato in 24 ore 120 litri di acqua per metro quadro e nell’arco di due settimane la metà del totale annuo. Gran parte di Rostock era sott’acqua, interi quartieri residenziali, l’unica cosa che ci è mancata quell’anno era l’acqua alta dal mare, fenomeno al quale siamo abituati. Se fossero arrivate anche le tempeste di acqua alta avremmo avuto la piena panoramica degli eventi meteorologici estremi immaginabili. Di fronte a quest’esperienza la cittadinanza ha chiesto a gran voce al governo locale di attivarsi e il risultato è stato questo concetto quadro biennale 2012/2013 per l’adattamento ai cambiamenti climatici.

Il concetto quadro si rivolge in un primo passo alla struttura amministrativa del Comune. Quali sono i necessari adattamenti dell’apparato comunale, come si configura la collaborazione tra l’ufficio ambiente, che coordina, e gli altri settori ed uffici?
L’ufficio per l’ambiente coordina il gruppo di lavoro che è stato istituito. La cosa più importante mi sembra lo scambio di informazioni tra dirigenti e tecnici con cadenze fisse, in modo da far crescere la consapevolezza delle problematiche in ogni singolo settore anche con il contributo di esperti esterni. Il tutto si chiama “concetto quadro” e serve come tale per i concetti settoriali che vengono elaborati nei singoli uffici.
Abbiamo creato adesso una nuova struttura di coordinamento dal nome “adattamento al cambiamento climatico” che raccoglie tutti i piani e concetti settoriali e li ridiscute e rielabora in un approccio integrato.

In quali progetti e iniziative sovracomunali per l’adattamento ai cambiamenti climatici è impegnata la città anseatica di Rostock?
Il governo nazionale ha deciso nel 2008 di elaborare raccomandazioni d’azione per le città.
In questo contesto si è svolto dal 2009 al 2014 il cosiddetto “Progetto Municipio” che ha lavorato su concetti territoriali di adattamento ai cambiamenti climatici sulla costa tedesca del mare baltico, un progetto di cinque anni che ha visto la partecipazione di studiosi, esperti nel settore privato, tecnici delle amministrazioni comunali che hanno collaborato in tavoli tecnici, workshop, e conferenze pubbliche. Quest’ultime servivano innanzitutto per sensibilizzare, creare una consapevolezza dei problemi, presentare i nuovi risultati scientifici, come tradurre queste conoscenze in azioni e nuove routine nelle amministrazioni comunali. Per noi questo è stato un grande aiuto per capire come affrontare e gestire questo nuovo problema e abbiamo avuto anche la grande opportunità che il tutto è stato finanziato dal governo nazionale. Come Comuni avremmo avuto un problema a trovare i fondi.
Per quanto riguarda il futuro stiamo avviando una collaborazione con le città di Kiel e Lubecca, le altre due città anseatiche con situazioni di partenza paragonabili e stessi obiettivi. Inoltre ho firmato la scorsa settimana la dichiarazione d’intento “Mayors Adapt”, vale a dire che vogliamo anche trovare dei partner a livello europeo con i quali affrontare i nuovi problemi.

Si può dire che la maggior parte dei campi d’azione non sono specificamente legati al problema dei cambiamenti climatici ma che questi ultimi intensificano delle problematiche che esistevano anche prima? O si tratta piuttosto di nuovi problemi che in questa forma non esistevano prima?
Dobbiamo già oggi affrontare le precipitazioni ma in futuro diventeranno più forti e frequenti. Proprio ieri avevamo precipitazioni estreme e in alcune parti la città di Rostock era letteralmente allagata, le automobili sono rimaste ferme, cantine e garage si sono riempiti d’acqua. Sono caduti due fulmini.
Più in generale, i periodi di siccità diventano più caldi e più lunghi, le tempeste più estreme e sembra che anche le inondazioni sono più alte. Sono anche dinamiche che si rafforzano a vicenda.
Veramente nuovi sono fenomeni come i neofite ed eneozoi, l’apparizione di specie nuove per il nostro territorio. Con l’aumento delle notti tropicali – e in Italia questo problema sicuramente è più virulento – potrebbero aumentare le zanzare della malaria. Per noi come città portuale si presentano da sempre problemi particolari, ad esempio, di introduzione di specie marine aliene con l’acqua di zavorra, ma anche attraverso gli imballaggi. Possono essere ragni, possono essere altri organismi viventi. Se poi gli inverni diventano miti e le estati calde queste nuove piante ed animali trovano condizioni favorevoli di insediamento.

Esistono quindi campi d’azione specifici di adattamento ai cambiamenti climatici per Rostock o più in generale per le città portuali? L’economia marittima crea problemi specifici?
Senza dubbio. L’arrivo di merci da tutto il mondo crea nuovi problemi. Però vorrei sottolineare che ogni città, ogni territorio ha problemi specifici ed occorre il dialogo tra gli esperti del territorio per individuarli. Un altro punto importante: i cambiamenti climatici non arrivano da un momento all’altro. Siamo di fronte ad eventi meteorologici estremi che in futuro saranno più frequenti e si rafforzeranno ulteriormente, ma stiamo parlando di dinamiche che lasciano il tempo per adattarsi. Sono ottimista che l’intensificazione dei problemi creerà la pressione per attivarsi e fare gli investimenti necessari. Dobbiamo procedere passo per passo nella consapevolezza dei problemi chi si stanno verificando e ognuno deve contribuire con le sue conoscenze specifiche attivandosi nel suo campo d’attività.

Qual è il ruolo del settore privato in questo, nel momento in cui gli spazi d’azione delle amministrazioni locali sono limitati per mancanza di fondi? Qual è il ruolo dell’impegno civico?
Se la domanda dovesse puntare sui progetti pubblico-privati dico subito che non sono un grande fan. Fatto è che ognuno in un primo momento deve proteggere il suo patrimonio e prendere misure previdenziali. Questo vale per il settore privato ma vale anche nell’industria. Ogni imprenditore deve prendere le proprie precauzioni e se il suo sito è vicino alla costa deve inserire nella sua gestione e pianificazione la previsione di casi estremi di acqua alta.
Riguardo alla società civica, in passato abbiamo assistito ad iniziative e collaborazioni spontanee impressionanti con i vigili del fuoco e la guardia costiera. Tre anni fa, ad esempio, è arrivata l’acqua alta dall’interno. Sulla costa siamo abbastanza protetti con delle opere che il Land ha finanziato con grandi somme. Però non ci aspettavamo delle inondazioni dalle acque interne e lì c’è stata una grande mobilitazione del vicinato, delle associazioni di volontariato, la gente ha messo gli stivali e si è data da fare. In situazioni estreme possiamo contare uno sull’altro e per queste situazioni comunque è difficile organizzarsi.

Qual è il rapporto tra mitigazione delle emissioni di gas serra e adattamento ai cambiamenti climatici? Rostock rivolge una particolare attenzione al terreno comune tra mitigazione e adattamento o li considera due campi distinti d’azione?
Sono due distinti campi d’azione. Per l’adattamento l’agire viene determinato da eventi estremi. Quando Rostock si riempie d’acqua, come anche ieri con 30 litri in un’ora per metro quadrato, si accende il dibattito sul sistema delle fognature e più in generale sul sistema di drenaggio. Negli ultimi due anni abbiamo elaborato nella nostra città un concetto completamente nuovo di drenaggio con l’aiuto di esperti esterni molto bravi. Va detto che il punto più elevato di Rostock si trova a 54 metri sopra il livello di mare e il resto è più o meno al livello del mare. Per la prima volta abbiamo identificato vecchie assi di drenaggio e aree di ritenzione per poi definire i corridoi di deflusso e i bacini di ristagno, in caso di precipitazioni estreme. Il concetto sarà presentato in autunno alla cittadinanza.
L’altro obiettivo è la società carbon free, la trasformazione energetica. Il mio argomento sempre è: nell’area metropolitana di Rostock spendiamo un miliardo di euro all’anno per comprare carburanti fossili. Se riuscissimo a lasciare la maggior parte di questi soldi, o forse anche tutti, nel territorio si creerebbe un bel po’ di valore aggiunto attraverso la produzione locale di energia. L’effetto della riduzione di CO2 a questo punto non è più l’unica motivazione per agire. Sono altrettanto importanti i posti di lavoro, creare valore aggiunto attraverso l’uso di energie locali e se alla fine siamo anche carbon free – tanto meglio. Concentriamoci sulla creazione di valore nel territorio, le aziende ci sono, abbiamo le foreste, il sole, il vento, una densità insediativa bassa, quindi nessun problema per l’auto-sufficienza energetica – se c’è la volontà politica e la sensibilità nella società.

È previsto di aggiornare il concetto quadro per l’adattamento ai cambiamenti climatici ogni due anni. Quali sono i campi importanti o forse anche nuovi da rielaborare o aggiungere nella prossima versione?
Abbiamo deliberato il concetto quadro nel 2011, il concetto è stato presentato nel 2012, valido per due anni, 2012/2013 e in questo periodo stiamo lavorando sulla versione 2014/2015. Un elemento nuovo sono gli impatti sull’economia, quella portuale ma anche quella turistica. Sono stati creati appositi gruppi di lavoro perché questi ambiti non sono stati trattati per niente nella prima versione. Neofite ed eneozoi sono un tema nuovo e sta anche cambiando il discorso sul management delle catastrofi. Ho fatto l’esperienza negli ultimi anni di quanto siano utili delle simulazioni di specifiche emergenze con la partecipazione trasversale dei responsabili delle varie istituzioni, inclusa la polizia e le forze armate, per essere meglio preparati. Abbiamo fatto simulazioni di un inverno estremo, di precipitazioni forti, di un incidente con una petroliera, un black-out. Il tutto si svolge per esempio nella centrale territoriale dei pompieri e si va avanti per quattro, cinque ore con una moderazione professionale progettando e simulando i vari passi. Sono occasioni per conoscere personalmente i responsabili nelle varie istituzioni e sentirsi più sicuri nelle interazioni.

Che c’è da dire sul rapporto comuni – Länder – governo nazionale per quanto riguarda l’adattamento ai cambiamenti climatici?
Abbiamo avuto un sostegno importante da parte del governo nazionale e del Land di Mecklenburg-Vorpommern per quanto riguarda lo scambio di esperienze, mettersi in rete, elaborare concetti. Per quanto riguarda però l’attuazione concreta delle misure il sostegno finanziario finora lascia a desiderare.

Parliamo di infrastrutture?
Di questo parliamo. Tre nodi importanti del traffico di Rostock si trovano all’interno di un bacino e quando ci sono delle precipitazioni forti, come ieri, il traffico si ferma, tram inclusi. La soluzione potrebbe essere sistemi di pompaggio, modificare le fognature, comunque parliamo di investimenti sostanziosi e ci vogliono finanziamenti del Land e del governo federale per mettere i comuni in grado di agire.

*Holger Matthäus è stato eletto senatore per l’edilizia e l’ambiente della città anseatica di Rostock nel 2008. Laureato in fisica era attivo, già prima della riunificazione, nel movimento ambientalista e dal 1990 ha contribuito alla nascita dell’ufficio ambiente dell’amministrazione comunale divenendone direttore. Rostock ha 200.000 abitanti ed è un importante porto per traghetti e navi di carico. L’economia si basa sul traffico e la costruzione navale, l’alta tecnologia, il turismo e il terziario con l’Università, fondata nel 1419, che costituisce oggi il più grande datore di lavoro cittadino.

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