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Anche Province e Regioni possono aderire a Mayors Adapt
La Commissione Europea insieme alla Direzione Generale Azione per il clima (DG CLIMA) ha da pochi giorni approvato il modello di adesione a Mayors adapt anche per gli enti Coordinatori estendendo così la possibilità di aderire all’iniziativa, promossa nell’ambito del Patto dei Sindaci per l’adattamento al cambiamento climatico, anche alle Province e alle Regioni europee che sono interessate a promuovere le attività all’interno del proprio territorio. Queste ultime potranno aderire sia in qualità di firmatari del Patto dei Sindaci che come enti “Coordinatori Mayors adapt”.

Per scaricare il modello di adesione

Il Patto dei Sindaci 2.0 per una smart city
Venerdì, 12 settembre 2014, Napoli | ore 9.00-17.00  | Castel dell’Ovo

La Napoli convention “Il Patto dei Sindaci 2.0 per una smart city” presenterà la politica locale energetica e del clima del Patto dei Sindaci e di Mayors Adapt come variabile guida di uno sviluppo smart della città e del territorio. L’appuntamento estenderà il dialogo tra firmatari, coordinatori e sostenitori del Patto su come implementare le azioni dei Piani d’Azione Energia Sostenibile per la mitigazione delle emissioni di gas serra alle misure di adattamento ai cambiamenti climatici.

Una politica del clima integrata e smart non come obbligo ma come opportunità per un territorio resiliente che sa mettere insieme la lotta ai cambiamenti climatici e alla povertà energetica, la progettualità pubblica e le capacità produttive del privato, l’efficienza energetica e nuovi posti di lavoro, un sistema di mobilità sostenibile e l’alta qualità dell’ambiente.

È previsto il contributo di Humberto Delgado Rosa, Direttore per l’adattamento al cambiamento climatico e tecnologie low carbon, DG Azione per il Clima sulla strategia UE per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Holger Matthäus, Senatore per l’Ambiente, Città di Rostock, Germania, di cui si trova un’intervista in questa newsletter, parlerà di una politica offensiva di protezione del clima e di adattamento ai cambiamenti climatici nella prassi comunale mentre sul versante dell’implementazione dei Piani d’Azione per l’Energia Sostenibile saranno presentati e discussi politiche e casi di eccellenza, strategie finanziarie e domande per la politica energetica e del clima per il semestre italiano di presidenza del consiglio dell’Unione europea.

A breve il programma completo della giornata, organizzata dal Comune di Napoli, Alleanza per il Clima Italia e Coordinamento Agende 21 Locali Italiane.

L’adattamento ai cambiamenti climatici del Comune di Rostock
Intervista a Holger Matthäus, Senatore Edilizia e Ambiente, Città Anseatica di Rostock. a cura di Karl-Ludwig Schibel

Matthäus sarà relatore alla Convention “Il Patto dei Sindaci 2.0 per una smart city” di Napoli.
Siamo di fronte ad eventi meteorologici estremi che in futuro saranno più frequenti e che si rafforzeranno ulteriormente, ma stiamo parlando di dinamiche che lasciano il tempo per adattarsi”

Quali erano le ragioni per la città anseatica di Rostock di elaborare un proprio concetto quadro per l’adattamento ai cambiamenti climatici?
Il dibattito tra gli esperti risale a qualche tempo fa, la decisione politica è stata presa nell’anno 2011. È stato un anno fino a quel punto unico per eventi meteorologici estremi. Avevamo avuto un inverno estremo di due mesi con sessanta centimetri di neve, il che non è mai stato misurato precedentemente. Poi una primavera secca con un’incidente grave sull’autostrada Rostock – Berlino a causa di una tempesta di sabbia, furono coinvolti più di 100 veicoli, molti distrutti dal fuoco, otto morti. È seguita un’estate estremamente umida con forti precipitazioni che, in un certo momento, hanno portato in 24 ore 120 litri di acqua per metro quadro e nell’arco di due settimane la metà del totale annuo. Gran parte di Rostock era sott’acqua, interi quartieri residenziali, l’unica cosa che ci è mancata quell’anno era l’acqua alta dal mare, fenomeno al quale siamo abituati. Se fossero arrivate anche le tempeste di acqua alta avremmo avuto la piena panoramica degli eventi meteorologici estremi immaginabili. Di fronte a quest’esperienza la cittadinanza ha chiesto a gran voce al governo locale di attivarsi e il risultato è stato questo concetto quadro biennale 2012/2013 per l’adattamento ai cambiamenti climatici.

Il concetto quadro si rivolge in un primo passo alla struttura amministrativa del Comune. Quali sono i necessari adattamenti dell’apparato comunale, come si configura la collaborazione tra l’ufficio ambiente, che coordina, e gli altri settori ed uffici?
L’ufficio per l’ambiente coordina il gruppo di lavoro che è stato istituito. La cosa più importante mi sembra lo scambio di informazioni tra dirigenti e tecnici con cadenze fisse, in modo da far crescere la consapevolezza delle problematiche in ogni singolo settore anche con il contributo di esperti esterni. Il tutto si chiama “concetto quadro” e serve come tale per i concetti settoriali che vengono elaborati nei singoli uffici.
Abbiamo creato adesso una nuova struttura di coordinamento dal nome “adattamento al cambiamento climatico” che raccoglie tutti i piani e concetti settoriali e li ridiscute e rielabora in un approccio integrato.

In quali progetti e iniziative sovracomunali per l’adattamento ai cambiamenti climatici è impegnata la città anseatica di Rostock?
Il governo nazionale ha deciso nel 2008 di elaborare raccomandazioni d’azione per le città.
In questo contesto si è svolto dal 2009 al 2014 il cosiddetto “Progetto Municipio” che ha lavorato su concetti territoriali di adattamento ai cambiamenti climatici sulla costa tedesca del mare baltico, un progetto di cinque anni che ha visto la partecipazione di studiosi, esperti nel settore privato, tecnici delle amministrazioni comunali che hanno collaborato in tavoli tecnici, workshop, e conferenze pubbliche. Quest’ultime servivano innanzitutto per sensibilizzare, creare una consapevolezza dei problemi, presentare i nuovi risultati scientifici, come tradurre queste conoscenze in azioni e nuove routine nelle amministrazioni comunali. Per noi questo è stato un grande aiuto per capire come affrontare e gestire questo nuovo problema e abbiamo avuto anche la grande opportunità che il tutto è stato finanziato dal governo nazionale. Come Comuni avremmo avuto un problema a trovare i fondi.
Per quanto riguarda il futuro stiamo avviando una collaborazione con le città di Kiel e Lubecca, le altre due città anseatiche con situazioni di partenza paragonabili e stessi obiettivi. Inoltre ho firmato la scorsa settimana la dichiarazione d’intento “Mayors Adapt”, vale a dire che vogliamo anche trovare dei partner a livello europeo con i quali affrontare i nuovi problemi.

Si può dire che la maggior parte dei campi d’azione non sono specificamente legati al problema dei cambiamenti climatici ma che questi ultimi intensificano delle problematiche che esistevano anche prima? O si tratta piuttosto di nuovi problemi che in questa forma non esistevano prima?
Dobbiamo già oggi affrontare le precipitazioni ma in futuro diventeranno più forti e frequenti. Proprio ieri avevamo precipitazioni estreme e in alcune parti la città di Rostock era letteralmente allagata, le automobili sono rimaste ferme, cantine e garage si sono riempiti d’acqua. Sono caduti due fulmini.
Più in generale, i periodi di siccità diventano più caldi e più lunghi, le tempeste più estreme e sembra che anche le inondazioni sono più alte. Sono anche dinamiche che si rafforzano a vicenda.
Veramente nuovi sono fenomeni come i neofite ed eneozoi, l’apparizione di specie nuove per il nostro territorio. Con l’aumento delle notti tropicali – e in Italia questo problema sicuramente è più virulento – potrebbero aumentare le zanzare della malaria. Per noi come città portuale si presentano da sempre problemi particolari, ad esempio, di introduzione di specie marine aliene con l’acqua di zavorra, ma anche attraverso gli imballaggi. Possono essere ragni, possono essere altri organismi viventi. Se poi gli inverni diventano miti e le estati calde queste nuove piante ed animali trovano condizioni favorevoli di insediamento.

Esistono quindi campi d’azione specifici di adattamento ai cambiamenti climatici per Rostock o più in generale per le città portuali? L’economia marittima crea problemi specifici?
Senza dubbio. L’arrivo di merci da tutto il mondo crea nuovi problemi. Però vorrei sottolineare che ogni città, ogni territorio ha problemi specifici ed occorre il dialogo tra gli esperti del territorio per individuarli. Un altro punto importante: i cambiamenti climatici non arrivano da un momento all’altro. Siamo di fronte ad eventi meteorologici estremi che in futuro saranno più frequenti e si rafforzeranno ulteriormente, ma stiamo parlando di dinamiche che lasciano il tempo per adattarsi. Sono ottimista che l’intensificazione dei problemi creerà la pressione per attivarsi e fare gli investimenti necessari. Dobbiamo procedere passo per passo nella consapevolezza dei problemi chi si stanno verificando e ognuno deve contribuire con le sue conoscenze specifiche attivandosi nel suo campo d’attività.

Qual è il ruolo del settore privato in questo, nel momento in cui gli spazi d’azione delle amministrazioni locali sono limitati per mancanza di fondi? Qual è il ruolo dell’impegno civico?
Se la domanda dovesse puntare sui progetti pubblico-privati dico subito che non sono un grande fan. Fatto è che ognuno in un primo momento deve proteggere il suo patrimonio e prendere misure previdenziali. Questo vale per il settore privato ma vale anche nell’industria. Ogni imprenditore deve prendere le proprie precauzioni e se il suo sito è vicino alla costa deve inserire nella sua gestione e pianificazione la previsione di casi estremi di acqua alta.
Riguardo alla società civica, in passato abbiamo assistito ad iniziative e collaborazioni spontanee impressionanti con i vigili del fuoco e la guardia costiera. Tre anni fa, ad esempio, è arrivata l’acqua alta dall’interno. Sulla costa siamo abbastanza protetti con delle opere che il Land ha finanziato con grandi somme. Però non ci aspettavamo delle inondazioni dalle acque interne e lì c’è stata una grande mobilitazione del vicinato, delle associazioni di volontariato, la gente ha messo gli stivali e si è data da fare. In situazioni estreme possiamo contare uno sull’altro e per queste situazioni comunque è difficile organizzarsi.

Qual è il rapporto tra mitigazione delle emissioni di gas serra e adattamento ai cambiamenti climatici? Rostock rivolge una particolare attenzione al terreno comune tra mitigazione e adattamento o li considera due campi distinti d’azione?
Sono due distinti campi d’azione. Per l’adattamento l’agire viene determinato da eventi estremi. Quando Rostock si riempie d’acqua, come anche ieri con 30 litri in un’ora per metro quadrato, si accende il dibattito sul sistema delle fognature e più in generale sul sistema di drenaggio. Negli ultimi due anni abbiamo elaborato nella nostra città un concetto completamente nuovo di drenaggio con l’aiuto di esperti esterni molto bravi. Va detto che il punto più elevato di Rostock si trova a 54 metri sopra il livello di mare e il resto è più o meno al livello del mare. Per la prima volta abbiamo identificato vecchie assi di drenaggio e aree di ritenzione per poi definire i corridoi di deflusso e i bacini di ristagno, in caso di precipitazioni estreme. Il concetto sarà presentato in autunno alla cittadinanza.
L’altro obiettivo è la società carbon free, la trasformazione energetica. Il mio argomento sempre è: nell’area metropolitana di Rostock spendiamo un miliardo di euro all’anno per comprare carburanti fossili. Se riuscissimo a lasciare la maggior parte di questi soldi, o forse anche tutti, nel territorio si creerebbe un bel po’ di valore aggiunto attraverso la produzione locale di energia. L’effetto della riduzione di CO2 a questo punto non è più l’unica motivazione per agire. Sono altrettanto importanti i posti di lavoro, creare valore aggiunto attraverso l’uso di energie locali e se alla fine siamo anche carbon free – tanto meglio. Concentriamoci sulla creazione di valore nel territorio, le aziende ci sono, abbiamo le foreste, il sole, il vento, una densità insediativa bassa, quindi nessun problema per l’auto-sufficienza energetica – se c’è la volontà politica e la sensibilità nella società.

È previsto di aggiornare il concetto quadro per l’adattamento ai cambiamenti climatici ogni due anni. Quali sono i campi importanti o forse anche nuovi da rielaborare o aggiungere nella prossima versione?
Abbiamo deliberato il concetto quadro nel 2011, il concetto è stato presentato nel 2012, valido per due anni, 2012/2013 e in questo periodo stiamo lavorando sulla versione 2014/2015. Un elemento nuovo sono gli impatti sull’economia, quella portuale ma anche quella turistica. Sono stati creati appositi gruppi di lavoro perché questi ambiti non sono stati trattati per niente nella prima versione. Neofite ed eneozoi sono un tema nuovo e sta anche cambiando il discorso sul management delle catastrofi. Ho fatto l’esperienza negli ultimi anni di quanto siano utili delle simulazioni di specifiche emergenze con la partecipazione trasversale dei responsabili delle varie istituzioni, inclusa la polizia e le forze armate, per essere meglio preparati. Abbiamo fatto simulazioni di un inverno estremo, di precipitazioni forti, di un incidente con una petroliera, un black-out. Il tutto si svolge per esempio nella centrale territoriale dei pompieri e si va avanti per quattro, cinque ore con una moderazione professionale progettando e simulando i vari passi. Sono occasioni per conoscere personalmente i responsabili nelle varie istituzioni e sentirsi più sicuri nelle interazioni.

Che c’è da dire sul rapporto comuni – Länder – governo nazionale per quanto riguarda l’adattamento ai cambiamenti climatici?
Abbiamo avuto un sostegno importante da parte del governo nazionale e del Land di Mecklenburg-Vorpommern per quanto riguarda lo scambio di esperienze, mettersi in rete, elaborare concetti. Per quanto riguarda però l’attuazione concreta delle misure il sostegno finanziario finora lascia a desiderare.

Parliamo di infrastrutture?
Di questo parliamo. Tre nodi importanti del traffico di Rostock si trovano all’interno di un bacino e quando ci sono delle precipitazioni forti, come ieri, il traffico si ferma, tram inclusi. La soluzione potrebbe essere sistemi di pompaggio, modificare le fognature, comunque parliamo di investimenti sostanziosi e ci vogliono finanziamenti del Land e del governo federale per mettere i comuni in grado di agire.

*Holger Matthäus è stato eletto senatore per l’edilizia e l’ambiente della città anseatica di Rostock nel 2008. Laureato in fisica era attivo, già prima della riunificazione, nel movimento ambientalista e dal 1990 ha contribuito alla nascita dell’ufficio ambiente dell’amministrazione comunale divenendone direttore. Rostock ha 200.000 abitanti ed è un importante porto per traghetti e navi di carico. L’economia si basa sul traffico e la costruzione navale, l’alta tecnologia, il turismo e il terziario con l’Università, fondata nel 1419, che costituisce oggi il più grande datore di lavoro cittadino.

Il comune di Narni pubblica i primi dati del proprio bilancio energetico
La maggior parte dei consumi pubblici deriva dal servizio idrico
di Maurizio Zara

La Città di Narni (Tr), firmataria del Patto dei Sindaci, è ora in fase di redazione del proprio Piano d’Azione Energia Sostenibile con il quale dovrà programmare da qui al 2020 come ridurre le proprie emissioni locali di CO2 di almeno il 20%.
Il primo fondamentale passo è stato compiuto con l’acquisizione dei dati dei consumi di energia del territorio e dell’ente comunale (attraverso una mappatura degli edifici pubblici, i servizi e le infrastrutture pubblica) e la redazione dell’BEI, Inventario base delle emissioni di CO2.

Grazie a questo sforzo ora Narni ha a disposizione i dati reali dei consumi energetici del territorio e del settore pubblico di edifici, scuole, servizi e infrastrutture e può iniziare un percorso di efficientamento energetico coinvolgendo anche attori esterni al Comune. La prima azione da compiere per ridurre i consumi energetici comunali è senza dubbio averne piena conoscenza! In particolare i dati di Narni ci dicono che in totale, per l’anno di riferimento 2010, il consumo di energia complessivo attribuito al settore pubblico equivale a circa 21 milioni di kWh. Una quota consistente, anche se corrisponde “solamente” al 5% del totale dei consumi energetici del territorio.

Di questi consumi però oltre la metà sono attribuibili al servizio idrico che con pompe e motori elettrici comporta un grande consumo di energia elettrica, ovvero quasi 12 milioni di kWh. Il territorio comunale di Narni è servito dall’acquedotto locale gestito dalla utility pubblica S.I.I. (Servizio Idrico Integrato) che a sua volta gestisce il servizio per 32 comuni della Provincia di Terni. Il servizio dal punto di vista energetico si suddivide nel servizio acquedottistico, nella depurazione e nelle fognature. Dai dati forniti all’ufficio tecnico comunale dal SII, e riferiti all’anno 2011, si rileva facilmente che la gran parte dei consumi elettrici sono dovuti proprio al pompaggio negli acquedotti e che la dimensione di consumo è straordinariamente importante, attestandosi come la principale tra le voci di consumo pubblico.

Gli acquedotti comunali, infatti, hanno bisogno di notevoli quantità di energia per le attività di sollevamento, potabilizzazione, depurazione e distribuzione della risorsa idrica nel territorio. Nel caso di Narni una serie di fattori, tra cui l’estensione territoriale policentrica e la bassa densità abitativa (insieme al fatto che alcuni degli impianti più energivori servono anche altri comuni limitrofi), rappresentano elementi che spiegano in parte un consumo così elevato. Ciononostante occorre rilevare come, rispetto alla media nazionale di 104 kWh/abitante, il dato di Narni sia quasi sei volte superiore richiamando quindi una notevole attenzione per possibili interventi di efficientamento energetico per questo settore.

Dal 2010 a Narni sono già state avviate varie misure per ridurre questi consumi e altre verranno avviate, per ridurre i consumi di scuole, uffici e altre strutture pubbliche. Ma anche i singoli cittadini possono dare un proprio contributo! Ad esempio risparmiando acqua nelle abitazioni e nelle attività d’irrigazione, oltre ad evitare lo spreco di risorse idriche e un vantaggio economico in bolletta, si risparmia indirettamente molta energia e quindi si evitano molte emissioni di CO2! www.paesnarni.net

Il Comune di San Benedetto del Tronto aderisce a Mayors adapt
Il primo Comune italiano di Climate Alliance, rete europea di 1700 enti locali, ad aderire a “Mayors adapt”, l’iniziativa europea per l’adattamento al cambiamento climatico, è la città marchigiana di San Benedetto del Tronto. Il consiglio comunale, nella sua seduta del 12 giugno 2014, ha deliberato l’adesione all’iniziativa che unisce gli enti locali dei 28 stati membri per affrontare la nuova sfida dell’adattamento ai cambiamenti climatici a livello locale. “L’adesione del Comune di San Benedetto del Tronto a Mayors adapt ci offre l’opportunità di collaborare a livello europeo sui nuovi problemi che si presentano oggi con la necessità di adattarsi ai cambiamenti climatici” hanno dichiarato in modo congiunto il Sindaco Giovanni Gaspari e l’Assessore Paolo Canducci del Comune di San Benedetto del Tronto, proseguendo: “Cercheremo soprattutto lo scambio in Europa con altre realtà marittime che devono affrontare problematiche paragonabili rafforzando, al contempo, la collaborazione con i comuni limitrofi per rendere insieme la nostra costa e i nostri territori pronti ad affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici, ma anche a cogliere le opportunità che si offrono attraverso le misure da prendere.”

Abbiamo intervistato l’Assessore all’Ambiente Paolo Canducci chiedendo quali siano i problemi che hanno spinto l’Amministrazione comunale di San Benedetto del Tronto a intervenire oggi in termini di adattamento e quali gli obiettivi a breve e lungo termine che egli si è prefisso.

Quali sono le priorità d’azione del Comune di San Benedetto del Tronto per quanto riguarda l’adattamento ai cambiamenti climatici?
I territori del Comune di San Benedetto del Tronto, in occasione di temporali di media e forte intensità, sono soggetti a fenomeni di allagamento con conseguenti disagi per la popolazione, per il traffico cittadino, per le attività commerciali e infine anche per il patrimonio edilizio esistente. Di conseguenza la pianificazione edilizia, secondo i principi di invarianza idraulica e resilienza, diviene prioritaria insieme al progressivo rifacimento degli impianti di raccolta delle acque meteoriche.

Secondo tali principi difatti la trasformazione del territorio non deve provocare un aggravio della portata di piena dei corpi idrici presenti e la portata al colmo di piena risultante dal drenaggio di un’area deve essere costante, prima e dopo la trasformazione dell’uso del suolo in quell’area. Obiettivo fondamentale è quello di essere in grado di far fronte in maniera positiva agli eventi più complessi, nella consapevolezza che una corretta gestione del territorio e del rischio a esso connesso sia più vantaggiosa ed economica del dover riparare i danni subiti.

Prevedete delle misure per la protezione delle coste?
Attualmente sono in corso attività mirate alla difesa della costa dai fenomeni di erosione costiera dovuti all’aumento del livello medio del mare, anche in relazione a fenomeni meteorologici estremi che si ripetono ormai ogni anno nei periodi invernali. Nello specifico si stanno progettando opere di difesa in prospicienza alle coste della Riserva Naturale Regionale Sentina, al fine di difendere anche un edificio storico vincolato dalla sovraintendenza che rischia di essere raggiunto dal mare (Torre sul porto epoca 1500 circa).

Il forte fenomeno di erosione costiera in situ è causato, oltre che dalle forti mareggiate, dalla presenza di un varco fra due diverse barriere rigide posizionate in mare (sul luogo è presente a nord l’interruzione della serie di barriere emerse posizionate lungo tutta la costa comunale e a sud, dopo alcune centinaia di metri un molo in prossimità della foce del fiume Tronto).

Conseguentemente, non essendo permesso dal piano di gestione della riserva il posizionamento di fronte alla stessa di barriere emerse, l’intervento prevede, a chiusura di tale varco, il posizionamento di una serie di piccoli isolotti a filo d’acqua che attraverso la loro forma permetteranno di gestire le correnti marine e gli apporti di materiale alla spiaggia in modo da evitare un ulteriore perdita di habitat protetti. Gli isolotti saranno realizzati con scogli e conseguentemente fungeranno da rifugio in mare anche per le specie ittiche presenti.

L’intervento, in fase di progettazione da parte dell’Università Politecnica delle Marche, rappresenta un nuovo approccio di gestione del fenomeno dell’erosione costiera ed è importante per la sua valenza sperimentale e per la sua replicabilità in altri territori con lo stesso tipo di problematiche.

Quali sono altri campi d’azione previsti da poter inserire all’interno del vostro piano di adattamento?
Altri campi d’azione previsti per la gestione delle problematiche relative all’adattamento ai cambiamenti climatici derivano da una analisi delle caratteristiche con cui la città si è formata nel tempo. Molti quartieri, grazie al boom economico degli anni passati che ha portato alla crescita esponenziale degli edifici nella periferia, sono cresciuti negli anni senza una vera e propria progettazione dello spazio comune e senza una concreta attenzione alla vivibilità delle aree e delle strade che ad esse conducono anche con risvolti socio-economici non positivi.

Difatti le superfici impermeabili (asfalto, cemento) oltre a sovraccaricare le reti drenanti durante le piogge intense, assorbono radiazioni solari e producono isole di calore; le ondate di calore che si manifestano nelle aree urbane prive di verde aumentano la richiesta di energia e acqua e conseguentemente comportano maggiori costi. Da questa premessa nasce l’esigenza di rifacimento degli impianti di raccolta delle acque meteoriche e quella di migliorare la gestione del verde pubblico e di riprogettare alcune aree del territorio comunale, in una ottica di riforestazione urbana, in quanto nelle zone più densamente abitate della città i viali alberati sono in grado di ridurre gli effetti delle isole di calore e di migliorare lo stile di vita dei cittadini.

Il piano di adattamento ai cambiamenti climatici verrà inserito all’interno del Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (SEAP) o costituirà un documento a parte sul quale lavorare parallelamente?
La nostra idea è quella di stilare un documento che andrà ad integrare il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile (SEAP) che attualmente non si occupa di adattamento ai cambiamenti climatici. Tale decisione deriva dal presupposto che tutta la programmazione inerente lo sviluppo del territorio comunale deve essere organizzata in modo organico con un obiettivo e metodi e tecniche di attuazione comuni, in modo da risultare di facile comprensione e attuazione. Di conseguenza solo l’integrazione di due documenti così importanti in un unico testo di riferimento, il più possibile snello e con indirizzi operativi concreti, può garantire un completo raggiungimento degli obiettivi che ci si è posti per la gestione futura del Comune di San Benedetto del Tronto.

Visita il sito web del Comune di San Benedetto del Tronto

Notizie dai membri

Le azioni per l’ambiente del Comune di Fiavé
Il Comune di Fiavé ha recentemente approvato il documento che contiene le linee guida della politica ambientale del Comune nell’ambito del progetto di certificazione ambientale EMAS III, con l’obiettivo di contribuire attivamente al miglioramento e alla salvaguardia della qualità dell’ambiente nel proprio territorio. Con tale documento l’amministrazione comunale si impegna a: sostenere l’uso razionale dell’energia, la promozione da fonti rinnovabili ed il risparmio energetico; promuovere l’efficienza energetica nell’ambito delle scelte di edilizia pubblica e privata; mantenere efficiente la gestione del servizio idrico integrato.

Fra le azioni che il Comune sta portando avanti figurano l’adesione alla Campagna “M’illumino di meno”, l’adesione al progetto “Universiade ad emissioni zero” (l’evento multisportivo con la quale compensazione il Comune di Fiavè ha visto ridurre le proprie emissioni di 18.353,54 Kg CO2 nell’edizione 2013) e infine l’adesione al Patto dei Sindaci. Quest’ultima ha condotto l’amministrazione ad approvare il proprio Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile in data 13 maggio 2013 per il quale la Città di Fiavè ha ottenuto il Premio A+CoM 2014, promosso da Alleanza per il Clima Italia e Kyoto Club.

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